Storia e Folklore Calabrese

di Domenico Caruso


Folklore calabrese

Calabresella mia

Il canto tradizionale che segue, nell'antica versione di S. Martino di Taurianova (Reggio Cal.), non ha bisogno di commenti. Ci limitiamo a fornire una semplice traduzione per quanti non conoscono il nostro dialetto. I sentimenti espressi sono puri ed i versi si rivelano sinceri come i cuori dei giovani da cui scaturiscono. La ragazza paragona l'innamorato ad un fiore: "Nel mio giardino le rose bianche costituiscono tutta una festa di colori, ma fra tanti fiori manca il più bello: manchi tu, garofano d'amore!". Di rimando, il giovane così esprime il suo compiacimento: "Nel mio giardino le rose rosse creano una festa di colori, ma fra tante rose manca la regina, manchi tu, Calabresella, rosa d'amore!". Ed ancora lei: "Se manco soltanto io, il torto è tuo perché non mi hai saputo coltivare: io sto all'ombra ad aspettare il mio sole ed intanto che sono all'ombra rido e canto. Non voglio, però, essere confusa fra le tante, desidero diventare sposa e non amante. Se tu vuoi possedere tutte le rose, cercale in vetrina e non fra quelle d'amore!".
Interviene il coro: "Calabrisella, fiore d'amore!".
A questo punto l'innamorato ricorda il suo primo incontro: "Nina, quando t'ho vista stavi alla fontana a lavare ed il mio cuore s'è colmato di tenerezza: è stato allora che, mentre appendevi i panni alla siepe, io t'ho sottratto il più bel fazzoletto".
E lei: "Se mi hai sorpresa a lavare, da parte mia ho sognato che mi osservavi. Se mi hai rubato il più bel fazzoletto, in cambio nel cuore mi hai lasciato il più bel fiore".
Interviene il coro: "Calabrisella, rosa d'amore!".
Il giovane, costretto a partire per gli studi universitari, al rientro in paese si reca dall'innamorata: "Adesso che son tornato dalla città mi guardi, malandrina, e mi sorridi: io abbandonerei il mio dottorato soltanto per avere te vicina!".
La ragazza non ci pensa due volte: "Se vuoi avermi sempre accanto non hai bisogno di abbandonare il dottorato: va' dal curato e dal mio genitore, diversamente allontanati e non pensarmi più!".
Il coro replica: "Se è vero amore, parlane ai genitori!".
E' il giovane a concludere: "Ti do il cuore e la fede, parlerò con tuo padre e con tua madre, ma ti dimostrerai ingrata a non credermi. Calabresella mia che ridi e canti, è preferibile una contadina semplice e fine ad una signorina burbera e sgarbata; meglio una graziosa e buona villanella che una signora superba e avvelenata!".

(Da "Calabria Sconosciuta" - Reggio Calabria - Anno VIII n. 31-32 (Luglio-dicembre 1985).

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