Storia e Folklore Calabrese

di Domenico Caruso


Lettere e contributi

Richieste e chiarimenti

Riprendo il dialogo con i lettori, scegliendo a caso alcune lettere.
Eleonora Valerioti, dopo aver ringraziato per il precedente inserimento della sua testimonianza, mi racconta "un ricordo splendido d'infanzia: per la ricorrenza di una festività dedicata alla Madonna, in suo onore, tutte le sere, (a Cannavà) dei lumini venivano accesi e posti su tutte le finestre delle case che circondavano la piazzetta. Si può immaginare l'effetto di sera, al buio, di quelle piccole luci tremolanti...". "Io ero piccola", prosegue Eleonora, "e mi sembrava di vivere in un sogno. Sono esperienze irripetibili e ringrazio il Signore di questi doni e soprattutto di avermi fatto nascere in quella Terra".
Erminio C. scrive, fra l'altro, riferendosi al mio sito: "Da buon calabrotto molochiese e per giunta suo omonimo, non potevo mancare di apprezzare questa sua intelligente iniziativa per far conoscere al mondo le nostre capacità e virtù che ci onorano...".
Fra le tante richieste, ho assolto quella di Annamaria M. che scrive: «... abito a Bolzano da 37 anni, ma sono nata a Venezia da padre veneziano e madre calabrese. Non ho molti ricordi della Calabria, anche se da bambina e adolescente ho sempre passato le vacanze a Palmi. Ricordo una sorta di filastrocca che una mia prozia, con la quale parlavo solo in calabrese (il mio con inflessione veneziana... una meraviglia) mi canticchiava sempre e faceva più o meno così: "Ahi, ahi, ahi, bella mugghieri chi mi trovai! 'Nci accattai la gugghia e no' la vitti cusiri mai...". Ho apprezzato moltissimo il suo sito che trovo esauriente e molto interessante. Vorrei solo sapere se lei è a conoscenza di questa filastrocca e se, per caso, ne esistono altre versioni o altre strofe. La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarmi e la saluto cordialmente». Il canto popolare accennato da Annamaria, pubblicato nel mio libro "S. Martino: un paese e un Santo & Il miglior folk calabrese", è stato già inserito nella sezione Folklore calabrese.
Il Gruppo di ricerche sulle Sacre Spine da Canale Monterano (RM) fa presente che sul Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni di G. Moroni si accenna a "due sacre spine" che si trovano a Terranova Sappo Minulio. Effettivamente, nel Profilo storico dell'antica Terranova di mons. Giuseppe La Rosa si afferma che nella Chiesa di S. Caterina «le genti del luogo erano attratte soprattutto [...] dalle preziose reliquie che ricordavano la vita e la passione del Salvatore e che erano gelosamente custodite in detta chiesa. Vi si conservavano infatti molti frammenti portati dai Luoghi Santi e provenienti dalla grotta di Betlemme, dalla casa di Nazareth, dal monte Tabor, dall'orto del Getsemani, dalla colonna alla quale fu legato il Signore, dal Calvario, dal sacro Sepolcro di Cristo, ma le più insigni reliquie erano costituite da un frammento della Croce e da due Spine della corona posta in capo al Salvatore. Ancora oggi Terranova è fortunata di possedere questi sacri cimeli custoditi in un reliquiario che si conserva nella Chiesa del SS. Crocifisso, mentre un altro frammento della Croce è custodito in una teca d'argento affissa, secondo il costume antico, alla Sacra Immagine del Crocifisso che si venera da secoli in questo luogo».
Termino, dopo il chiarimento, con un invito della redazione del "Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina" gestito dal Comune di Frascineto. Gli interessati possono visitare il relativo sito, di particolare interesse, che per le tematiche trattate è sicuramente tra i più importanti presenti nel territorio italiano. La promozione della Tradizione Bizantina, nella sua diversità, non può che portare quel valore aggiunto necessario alla crescita e allo sviluppo della nostra Regione.
Et de hoc satis.

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